top of page

Filosofia e generi letterari nel XX secolo

​

A cura di

Raffaele Ariano (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano)

Paolo Babbiotti (Università di Torino)

Matteo Falomi (Università di Roma la Sapienza/ University of Essex)

​

La call for papers e l’introduzione del no. 2, 2021 del Giornale Critico di Storia delle Idee si aprivano con una domanda dalla quale desideriamo ripartire: «Si potrebbe scrivere una storia delle forme espressive della filosofia che fosse, al contempo, una storia sociale del ruolo del filosofo?». Se in quel caso era stato il 1700, il secolo dei Lumi, a offrirsi quale naturale laboratorio d’indagine, tanto dal punto di vista teorico quanto storiografico, questa volta ci proponiamo di concentrare invece l’attenzione sul XX secolo. Il fuoco rimarrà sulla nozione di genere letterario, rinnovando la scommessa che questo concetto, nello studio del significato e dell’importanza della scrittura per la filosofia, sappia integrare con una più spiccata attenzione ai contesti sociali, alle convenzioni espressive, alle norme pedagogiche e alle tendenze storiche di fondo paradigmi di indagine alternativi (ma complementari) come quello centrato sulla nozione di stile e sui casi individuali.

Il Novecento, da questo punto di vista, è un ampio e affascinante campo di variazioni e di contrasti. Si tratta del secolo in cui Ludwig Wittgenstein sperimenta letterariamente con la forma del trattato e dell’aforisma. È il secolo in cui Martin Heidegger indaga il rapporto tra poesia e disvelamento filosofico. È il secolo in cui Theodor Adorno e Walter Benjamin riscoprono il saggio e il frammento, e in cui Jacques Derrida mette al centro la questione della testualità filosofica attraverso l’idea di decostruzione. È il secolo in cui Stanley Cavell cerca una nuova forma di rigore filosofico nella confessione e nell’autobiografia. È il secolo in cui filosofi come Miguel De Unamuno, George Santayana, Jean-Paul Sartre e Iris Murdoch scrivono di filosofia, oltre che attraverso trattati, anche nella forma di romanzi, poesie, opere teatrali, sceneggiature cinematografiche, “psicobiografie”. Anche i reportage giornalistici scritti da filosofi – da quelli di Albert Camus sull’Algeria a quelli di Michel Foucault sull’Iran, passando per quelli di Hannah Arendt a Gerusalemme – e ancora le interviste giornalistiche a filosofi hanno in questo periodo una storia significativa, che è variamente intrecciata con l’ascesa (e la caduta) del ruolo sociale del filosofo come intellettuale pubblico engagé, nonché con quella del filosofo come saggio, guida spirituale e castigatore dei costumi. Nel Novecento lo sviluppo del mercato editoriale e il diffondersi dei mezzi di registrazione fa emergere fenomeni non nuovi tout court ma ampiamente rinnovati, come il libro che trascrive un corso o una conferenza, singolare misto di oralità e scrittura, e come il libro divulgativo di filosofia, ponendo tanto all’interprete quanto all’autore il problema di come amministrare il passaggio da questi agli altri ambiti e medium – si pensi ancora una volta a Foucault, che usava strategicamente registri diversi a seconda stesse trattando un tema nei suoi libri-concetto, nei corsi al Collège de France o nelle interviste. Di pensatori del Novecento leggiamo le lettere, come quelle dal carcere di Antonio Gramsci, e leggiamo le autobiografie, come quelle pubblicate – per non fare che una manciata eterogenea di nomi – da Bertrand Russell, Simone de Beauvoir, Karl Popper, W. V. O. Quine, Louis Althusser, Sarah Kofman e Stanley Cavell. Se poi dai filosofi che scrivono romanzi spostiamo la nostra attenzione sui romanzieri che si cimentano con la riflessione filosofica, possiamo fruttuosamente estendere lo studio del rapporto tra filosofia e generi letterari nel Novecento anche ad autori di romanzi-saggio come Thomas Mann, Hermann Broch, Robert Musil, Ingebor Bachmann e Milan Kundera.

Parallelamente a tale grande varietà, corre però nel Novecento anche la storia della progressiva professionalizzazione accademica della filosofia, una storia di trionfi e di miserie, di notevoli opportunità e traguardi così come di frustrazioni e vincoli asfittici – gli stessi su cui, in modi e con esiti differenti, si concentravano testi come An Audience for Philosophy” di Stanley Cavell, “The Philosopher as Expert” di Richard Rorty e “Philosophy as a Humanistic Discipline” di Bernard Williams. Per comprendere tale “professionalizzazione” è auspicabile analizzare il rapporto della filosofia con generi letterari come l’articolo scientifico, la tesi di dottorato, il companion accademico, il manuale, la voce d’enciclopedia, ma anche – perché no – il progetto di ricerca, con tutto quanto essi implicano, dal punto di vista economico e sociologico, al livello delle policy pubbliche e private che regolano finanziamenti, i ranking delle riviste e delle istituzioni, i meccanismi di revisione, le sinergie con l’editoria accademica, ecc. La storia della filosofia del Novecento, da questo punto di vista, si prolunga nel nostro presente, in quello che potremmo voler indagare in questo contesto come una sorta di secolo lungo, che include anche i primi 25 anni del nuovo millennio.

La call for papers incoraggia interventi su temi che includono ma non si limitano a quelli sopra menzionati; che provengano da una varietà metodi e di discipline, filosofiche e non filosofiche, ma sempre con l’occhio rivolto agli aspetti storiografici del problema; e che guardino alle tendenze e ai fenomeni di sfondo, pur senza trascurare i case studies offerti dai singoli filosofi e il close reading di testi.

 

NOTA: Non è prevista alcuna tassa di pubblicazione degli articoli per i manoscritti accettati. I manoscritti non devono essere sottoposti a revisione da parte di altre pubblicazioni al momento dell'invio alla rivista.

​

Termine ultimo di consegna: 30 settembre 2026

I potenziali contributori sono invitati a inviare i loro articoli, comprensivi di abstract e dei dati completi di affiliazione, al seguente indirizzo e-mail: philgenres20@gmail.com

​

​

Philosophy and Literary Genres in the Twentieth Century

​

Edited by

Raffaele Ariano (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano)

Paolo Babbiotti (Università di Torino)

Matteo Falomi (Università di Roma la Sapienza/ University of Essex)

​

The call for papers and the introduction to no. 2 (2021) of the Giornale Critico di Storia delle Idee opened with a question from which we would like to set out again: «Could one write a history of the expressive forms of philosophy that would also be a social history of the philosopher’s role?» In that case, the eighteenth century—the Age of Enlightenment—offered itself as a natural laboratory of inquiry, both theoretically and historiographically. This time, however, we propose to focus on the twentieth century. The focus will remain on the notion of literary genre, renewing the wager that this concept, in studying the meaning and importance of writing for philosophy, can integrate—with heightened attention to social contexts, expressive conventions, pedagogical norms, and underlying historical trends—alternative (yet complementary) investigative paradigms such as those centered on the notion of style and on individual cases.

From this perspective, the twentieth century is a broad and fascinating field of variations and contrasts. It is the century in which Ludwig Wittgenstein experiments literarily with the forms of the treatise and the aphorism. It is the century in which Martin Heidegger investigates the relation between poetry and philosophical unconcealment. It is the century in which Theodor Adorno and Walter Benjamin rediscover the essay and the fragment, and in which Jacques Derrida places the question of philosophical textuality at the center through the idea of deconstruction. It is the century in which Stanley Cavell seeks a new form of philosophical rigor in confession and autobiography. It is the century in which philosophers such as Miguel de Unamuno, George Santayana, Jean-Paul Sartre, and Iris Murdoch write philosophy not only through treatises but also in the form of novels, poems, plays, screenplays, and “psychobiographies.” Journalistic reportages written by philosophers—from Albert Camus’s on Algeria to Michel Foucault’s on Iran, including Hannah Arendt’s from Jerusalem—and interviews with philosophers likewise have, in this period, a significant history, variously intertwined with the rise (and fall) of the philosopher’s social role as an engaged public intellectual, as well as with that of the philosopher as sage, spiritual guide, and scourge of morals. In the twentieth century, the development of the publishing market and the spread of recording technologies brought to the fore phenomena that are not altogether new but extensively renewed, such as the book that transcribes a course or a lecture—a singular mix of orality and writing—and the popular philosophy book, posing for both interpreter and author the problem of how to manage the passage from these to other domains and media—consider once again Foucault, who strategically used different registers depending on whether he was treating a topic in his “concept-books,” in his courses at the Collège de France, or in interviews. Of twentieth-century thinkers we read letters—such as Antonio Gramsci’s from prison—and we read autobiographies, such as those published— to mention only a heterogeneous handful of names—by Bertrand Russell, Simone de Beauvoir, Karl Popper, W. V. O. Quine, Louis Althusser, Sarah Kofman, and Stanley Cavell. If, shifting from philosophers who write novels to novelists who engage in philosophical reflection, we turn our attention to the latter, we can fruitfully extend the study of the relation between philosophy and literary genres in the twentieth century to authors of the “novel-essay,” such as Thomas Mann, Hermann Broch, Robert Musil, Ingeborg Bachmann, and Milan Kundera.

Running parallel to this great variety, however, is the history—also twentieth-century—of the progressive academic professionalization of philosophy, a history of triumphs and miseries, of notable opportunities and achievements as well as of frustrations and asphyxiating constraints—the very ones on which, in different ways and with different outcomes, texts such as Stanley Cavell’s “An Audience for Philosophy,” Richard Rorty’s “The Philosopher as Expert,” and Bernard Williams’s “Philosophy as a Humanistic Discipline” focused. To understand this “professionalization,” it is desirable to analyze philosophy’s relation to literary genres such as the journal article, the doctoral dissertation, the academic companion, the textbook, the encyclopedia entry, and—why not—the research project, with all that these imply, from an economic and sociological point of view, at the level of public and private policies that govern funding, journal and institutional rankings, peer-review mechanisms, synergies with academic publishing, etc. From this point of view, the history of twentieth-century philosophy extends into our present—into what, in this context, we may wish to investigate as a kind of long twentieth century, which also includes the first twenty-five years of the new millennium.

This call for papers encourages contributions on topics that include, but are not limited to, those mentioned above; that come from a variety of methods and disciplines, philosophical and non-philosophical, yet always with an eye to the historiographic aspects of the problem; and that attend to background trends and phenomena without neglecting the case studies offered by individual philosophers and the close reading of texts.

 

NOTE: No publication fees are charged for accepted manuscripts. Manuscripts must not be under review by other publications at the time of submission.

 

Submission deadline: September 30, 2026
Prospective contributors should submit their articles—together with an abstract and complete affiliation details—to: philgenres20@gmail.com

​

​

Critical Journal of History of Ideas
International Philosophy Journal

Editor-in-chief
Andrea Tagliapietra and Sebastiano Ghisu

Editor
Giovanni Campus

  • facebook

Authorized by Tribunale di Sassari n.455 del 14/7/2008 - ISSN 2035-732X - ISSN (Paper edition) 2035-732X

Credits:

evenice-logo_edited_edited.png
bottom of page