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La Rivista

1. Presentazione

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Il «Giornale Critico di Storia delle Idee», fondato nel 2009 da Andrea Tagliapietra e Sebastiano Ghisu, è una rivista internazionale di filosofia, avente cadenza periodica semestrale, impegnata attivamente nel campo degli studi culturali e della Storia delle idee.


La linea editoriale è orientata verso un pubblico di fruitori di tipologia scientifica i cui interessi sono di matrice filosofica ma, data la caratteristica organizzazione in numeri tematici, la pubblicazione si presta ad essere ampiamente fruita come strumento di preziosa integrazione culturale per studiosi interessati anche alle discipline letterarie, artistiche, storiche e antropologiche.


Il fine teorico della pubblicazione è quello di dare un fondamentale contributo agli studi concernenti le varie forme simboliche dell’agire umano (arte, politica, scienza, mitologia, tecnologia, linguaggio ecc.) analizzate per il tramite di una filosofia capace di avvalersi, come suo robusto bagaglio analitico, dell’apporto di discipline come gli studi storici (Storia della filosofia, Storia sociale, Storia dell’Arte, Storia dell’Economia, Storia delle mentalità), letterari (con particolare riguardo alla critica letteraria e alle letterature comparate), psicologici e demo-etno-antropologici. L’oggetto al centro dell’analisi si delinea dunque come quell’instabile e proteiforme composto storico-creativo e ordinativo dell’esperienza umana che è l’idea colta nelle sue costanti metamorfosi di senso. 


La rivista si avvale poi della consulenza di un prestigioso Comitato scientifico internazionale nonché di un congruo numero di referees anonimi, appartenenti alla comunità scientifica nazionale e internazionale, che, in base alle loro competenze di settore, si occupano di formulare un giudizio esperto riguardo alla qualità dei contributi inviati dagli aspiranti autori. Il «Giornale Critico» si avvale infatti di una rigorosa modalità di revisione degli scritti ricevuti, la double blind peer review, e orienta il proprio progetto editoriale attraverso un codice etico ordinato secondo gli standard indicati dal COPE (Committee on Publication Ethics) nel Code of Conduct and Best Practice Guidelines for Journal Editors (riguardante l’operato dei Condirettori della rivista, dei membri dei vari organi editoriali e dei peer-reviewers).


2. Mission teorica

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L’impostazione teorica della rivista guarda al programma promosso dai membri dell’History of Ideas Club fondato nel 1922 da Arthur O. Lovejoy assieme ad alcuni suoi stretti collaboratori (George Boas, Gilbert Chinard). Il proposito era quello, avveniristico per l’epoca, di concentrare gli sforzi della ricerca su singole idee – intese da Lovejoy nel classico The Great Chain of Being (1936) come «unità dinamiche persistenti o ricorrenti» in maniera più o meno esplicita nell’universo culturale –, lasciando sullo sfondo i sistemi filosofici ai quali afferivano. L’obiettivo era quello di ricostruire il cammino di tali formazioni oltre che, naturalmente, in ambito filosofico, anche nella Storia dell’arte, delle religioni, in quella letteraria, scientifica e politico-sociale.

 

Oltre a tener ferma come direttrice metodologica la History of Ideas d’impostazione americana, il giornale si propone d’intercettare e porsi nel solco delle più recenti ricerche sulla Storia delle idee sorte, in particolare, in area anglosassone (stimolate da studiosi del calibro di Peter Burke e Mark Bevir), americana (Robert Darnton, Donald R. Kelley) e francese (si pensi al recente L’Histoire des idées di Marc Angenot, pubblicato nel 2014). Tali ricerche non smettono di testimoniare, tra l’altro, l’aumento esponenziale d’interesse della comunità scientifica internazionale verso la Storia delle Idee.  
Per quanto riguarda il panorama strettamente italiano il «Giornale Critico» si pone nell’alveo dell’esperienza di studi che una rinomata rivista come «Intersezioni» inaugurava al principio degli anni ’80 e si affianca, nel tentativo di arricchirla, sia alla linea interpretativa promossa dalla scuola di Paolo Rossi, sia a quella intrapresa dall’Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee (ILIESI) del CNR avente come organo la rivista «Lexikon Philosophicum».


Di particolare interesse per le ricerche condotte e promosse dal «Giornale Critico» è poi lo studio, oltre che dei sistemi di pensiero dei grandi autori canonici – i cosiddetti classici –, anche delle concezioni invalse presso autori considerati minori e diffuse nella Weltanschauung dell’uomo comune. La Storia delle idee ha il compito d’indagare infatti, come scriveva Lovejoy, anche sulle «manifestazioni specifiche di idee-unità nel pensiero collettivo di ampi gruppi di persone, e non solo [sulle] dottrine di un piccolo gruppo di profondi pensatori o di scrittori eminenti». Il «Giornale Critico di Storia delle Idee» si sforza pertanto di congiungere questo impianto tradizionale della Storia delle idee angloamericana con la prospettiva delineata da Michel Foucault nell’Archeologia del sapere (1969) secondo cui bisogna occuparsi di tracciare il profilo anche, e soprattutto, di «quelle filosofie umbratili che ingombrano le letterature, l’arte, le scienze, il diritto, la morale e perfino la vita quotidiana degli uomini», senza mancare d’interrogare fonti desuete o marginali come le «sottoletterature» e gli «almanacchi». 
Sotto il profilo tematico e metodologico, poi, la rivista non manca d’ispirarsi a quella corrente, nata in seno alla rivoluzione storiografica novecentesca della Scuola delle Annales e intrecciata alchemicamente con la Storia della cultura materiale, che vide in Marc Bloch e Lucien Febvre i suoi fondatori e che fu portata a piena maturazione da autori come Michel Vovelle, Carlo Ginsburg e Jacques Le Goff: la Storia delle mentalità collettive. Essa rinviene il suo interesse e la sua cifra nel concentrare particolare attenzione su quei plessi simbolico-culturali ove i confini fra cultura dotta e popolare tendono a sfumare e ad organizzarsi in maniera circolare e de-gerarchizzata, come mostrano ampiamente gli studi di Robert Darnton, Natalie Zemon Davis e Roger Chartier. Ma anche le ricerche estetico-iconologiche della “scuola warburghiana” (Saxl, Klibansky, Panofsky), quelle di Storia materiale, condotte da studiosi come Wolfgang Schivelbusch, Alain Corbin e Piero Camporesi, quelle dell’Intellectual history e dei Cultural studies di marca anglosassone figurano a buon diritto nell’“album di famiglia” della rivista. 


Altro cardinale riferimento del «Giornale Critico», assieme ai guadagni della Philosophie der symbolischen Formen cassireriana, resta ovviamente quello della Storia dei concetti, orientamento storico-filosofico sorto in Germania negli anni ’50 attorno alla rivista di Erich Rothacker, l’«Archiv für Begriffsgeschichte», sulla scia della quale opereranno intellettuali come Werner Conze, Odo Marquard, Joachim Ritter, Reinhart Koselleck e Karlfried Gründer. L’approccio della Begriffsgeschichte risulta di grande interesse poiché in grado di completare fecondamente quello della Storia delle idee americana: se infatti quest’ultima, come Lovejoy insegna,  tendeva a privilegiare il darsi continuo e senza fratture dell’idea all’interno dell’orizzonte culturale, la Storia dei concetti valorizza piuttosto le molteplici faglie e discontinuità che quella stessa idea è in grado di produrre (particolarmente istruttiva a riguardo risulta l’indagine metaforologica di Hans Blumenberg, sviluppatasi all’ombra dell’«Archiv für Begriffsgeschichte»). 


In conclusione la rivista, lungi dal porsi come espressione di una ricerca accademica sostanzialmente interna alla filosofia intesa come rigido steccato scientifico-disciplinare, intende proporre, attraverso gli strumenti della contaminazione e dell’interdisciplinarietà, un paradigma critico in grado di scandagliare il fatto culturale senza indulgere in quelle appartenenze ideologiche che spesso caratterizzano le prospettive, anche sedicenti “critiche”, dell’approccio filosofico.

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